Stando a un resoconto di Nieman Lab, Medium ha interrotto il suo servizio di sottoscrizione alle pubblicazioni, tagliando bruscamente una fonte di ricavi per gli editori che si erano affidati ai suoi servizi.
Chris Faraone, fondatore del Boston Institute for Non-profit Journalism, commenta:
La nostra esperienza nell’avere a che fare con queste aziende che si dedicano alla tecnologia, è che c’è una buona accoglienza, ma alla fine dei conti dipende tutto dai loro capricci. […] Nel frattempo noi stiamo cercando di sopravvivere. Ci fa piacere sperimentare. Però questo è stato un colpo incredibile. Potremmo trovare una metafora migliore di questa di come la Silicon Valley considera il giornalismo locale?
Le ragioni del blocco degli abbonamenti da parte di Medium
Il blocco degli abbonamenti sarebbe dovuto all’introduzione, da parte di Medium, di un nuovo tipo di account a pagamento in cui gli utenti pagano 5$ al mese e che sblocca alcune storie. Gli autori vengono invece pagati in base ai “clap”, l’unità di misura del gradimento su questa specifica piattaforma, anche se questa forma di pagamento non è accessibile agli editori di pubblicazioni. Il nuovo account a pagamento sembra aver creato confusione negli utenti, quindi la piattaforma ha deciso di privilegiare questo tipo di introito e tagliare gli abbonamenti alle pubblicazioni e quindi ogni forma di ricavo per le 21 pubblicazioni che avevano ancora sottoscrittori su Medium.
Le conseguenze del blocco degli abbonamenti su Medium per gli editori
Mentre alcuni editori sono stati lungimiranti e hanno conservato una presenza in altri luoghi e diversificato le fonti di ricavo, non è stato così per tutti. A farne le spese sono stati soprattutto gli editori minori, che non hanno le risorse per costruire e mantenere diversi punti di presenza e che hanno investito esclusivamente sulla suite offerta da Medium nel 2016 per distribuire i propri contenuti. Uno di quelli colpiti più pesantemente è The Establishment, che faceva affidamento esclusivamente su Medium fin dall’inaugurazione dei servizi per gli editori, dopo aver migrato i contenuti da WordPress.
Alcuni editori hanno già iniziato a spostarsi su altre piattaforme, come Drip, ma in generale è buona pratica per chi ha intenzione di avviare un’attività di questo tipo online, creare un proprio punto di presenza che sia indipendente da piattaforme di terze parti.