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La comunicazione social del Movimento 5 Stelle

Foto: Pixabay & Wikimedia

La nascita del Movimento 5 Stelle ha segnato un momento di svolta per la politica italiana, che ha visto nascere il suo primo partito antisistema del secolo (probabilmente non il primo in senso assoluto). Arrivato molto prima sulla scena rispetto alla Lega di Matteo Salvini, il Movimento 5 Stelle ha un tipo di comunicazione più elusiva e decentralizzata, che per diversi anni ha dettato il ritmo del dibattito politico italiano, a spese dei partiti tradizionali. Questo articolo mira ad analizzare le caratteristiche che lo distinguono sul fronte della comunicazione social.

Un pubblico bipolare

Il Movimento 5 Stelle è nato come movimento di protesta nelle piazze italiane, dall’embrione del Vaffa Day (V-Day, per gli amici) e ancora prima degli spettacoli di protesta/disinformazione di Beppe Grillo. Anche se alcuni degli intenti di questa entità politica coincidono con quelli della Lega, il suo pubblico è molto diverso. Da quello che si evince dal tipo di messaggi proposti si tratta di un pubblico estremamente eterogeneo, ma possiamo facilmente distinguere due anime che prevalgono rispetto alle altre.

Da un lato c’è un sottobosco di persone interessate alle tematiche ambientali e al concetto di descrescita e sostenibilità che ben si sposa con l’antiglobalismo. Si tratta spesso di attivisti che non hanno trovato uno spazio o non si sentono rappresentati dalle attuali forze politiche e che si riconoscono nelle battaglie no-global e antisistema del Movimento, ma anche nell’ideale di democrazia diretta e politica dal basso. Questa metà “ribelle” del movimento è la parte più progressista, che è molto sensibile a temi come la TAV, le infrastrutture, le politiche ecologiste, ma anche alle politiche di giustizia sociale.

La seconda metà del Movimento è quella più conservatrice, giustizialista e che risponde a stimoli relativi alla morale pubblica e all’integrità dei membri del Movimento. Si tratta di un pubblico simile a partiti già visti nel passato, come l’Italia dei Valori di Di Pietro e alcuni partiti ultraconservatori. Questa fetta del pubblico vede la democrazia diretta non come politica dal basso, ma come un modo ti riottenere il controllo sulla corruzione che attanaglia, secondo loro, gli altri partiti. Si tratta della parte del Movimento più affine alle epurazioni, ai contratti preliminari obblicatori per i parlamentari, al vincolo di mandato. L’insicurezza e la mancanza di controllo portano questa parte del pubblico a pendere pericolosamente verso l’autoritarismo, e questo la rende più vulnerabile alla cannibalizzazione da parte della Lega. In un panorama in cui il Movimento tenta di superare le divisioni destra/sinistra è difficile descriverne le posizioni in materia di politica economica ed estera, anche perché queste sono mutevoli e a volte imprevedibili (vedi il tira e molla della questione Europa nel Movimento), però una parte di questi elettori è sicuramente parte della sinistra delusa e “indignata” che protestava contro Silvio Berlusconi e che è rimasta estremamente delusa dal Partito Democratico. In sostanza, questa fetta di pubblico raccoglie autoritaristi e giustizialisti di destra e sinistra.

Il messaggio trasformista

Per forza di cose, un pubblico così diversificato e con interessi all’apparenza inconciliabili, richiede un certo trasformismo comunicativo e di strategia politica. Fino ad oggi questo decentramento della comunicazione, se così si può definire vistro il controllo quasi morboso operato dalla Casaleggio Associati sui profili dei candidati, è stato il punto di forza del movimento. La diversità di toni, messaggi, voci e facce, ha permesso al Movimento di offrirsi come interlocutore di un’enorme pubblico di persone che avevano in comune solo un forte sentimento di indignazione, e di fornire loro una risposta personalizzata in base alle proprie esigenze. Dopo la morte di Gianroberto Casaleggio e il parziale ritiro dalle scene di Beppe Grillo, che non è mai entrato a fare parte della dimensione politica del partito, il Movimento ha adottato una comunicazione simile a quella di un collettivo, in cui non esiste un vero volto, ma esistono molti volti influenti, ciascuno con il proprio pubblico e la propria agenda politica.

L’assenza di un leader

Questo aspetto che si è rivelato strategico mentre il Movimento era all’opposizione, è diventato il suo più grande problema una volta ottenuto il potere e divenuto forza di governo. Se fare propaganda antisistema è relativamente più facile e si presta alla rappresentazione di voci diverse, non si presta però all’attività di governo e non è adatto a fare comunicazione istituzionale, che normalmente richiede un’unità di intenti e di messaggi che il Movimento semplicemente non ha e per cui non è preparato. Questa è una delle ragioni per cui la Lega, che si appoggia esclusivamente alla figura carismatica di Matteo Salvini, risulta più efficace e compatta e riesce a dettare meglio l’agenda mediatica del paese.

L’incapacità di esprimere un leader o un messaggio coeso mina perciò la strategia comunicativa del partito e porta a imprevedibili errori di comunicazione dovuti a un’eccessiva frammentazione degli sforzi. Un esempio: l’insistenza da parte di alcuni account nello sfruttare i sondaggi su Facebook, che facilitano la diffusione dei contenuti ma essendo a risposta binaria si prestano a essere dirottati dall’opposizione.

Dai social alla tv con il cavallo di Troia

Un aspetto interessante della comunicazione 5 Stelle è il modo in cui è evoluta nel tempo. Nella sua fase da forza antisistema di opposizione, operava una strategia estremamente aggressiva che mirava a compensare la totale mancanza di coerenza del programma politico con la mancanza di contraddittorio in campagna elettorale. Alcuni hanno osservato (credo Beppe Severgnini, ma non sono riuscita a reperire il video originale) che durante la sua prima campagna elettorale nazionale il Movimento 5 Stelle ha rifiutato di partecipare ai dibattiti politici, per cui tutto quello che arrivava sui media erano i comizi ben studiati e preparati di Beppe Grillo senza contraddittorio. Questo ha permesso di aggirare gli avversari politici e trasferire agli elettori un messaggio forte e diretto.

Questo atteggiamento non è cambiato da quando il Movimento 5 Stelle è al governo, ma si è evoluto grazie alla possibilità di sfruttare le decisioni politiche prese a proprio vantaggio. Un esempio eclatante è la recente nomina di lino Banfi alla commissione UNESCO, che è estremamente divisiva nei confronti delle forze politiche più tradizionali, è una scelta insofferente verso l’elitismo culturale dei partiti progressisti, e sa sfruttare un personaggio non allineato nazional-popolare per dirigere il discorso politico in proprio favore.

Spunti di riflessione

Vorrei concludere questa panoramica della comunicazione social (e non) del Movimento 5 Stelle con alcuni spunti di riflessione che possano essere utili e costruttivi. Se è vero che i messaggi del Movimento 5 Stelle possono risultare incoerenti e a volte sfociare nell’ignoranza (complice la totale assenza di conformità grammaticale), è anche vero che non bisogna sottovalutare questa forza politica limitandosi a etichettarla come “un branco di ignoranti”. Il Movimento 5 Stelle eccelle nell’irretire e indirizzare il malcontento, lo sosteneva lo stesso Casaleggio. La sfida per il futuro sarà riuscire a stabilire cosa sia rimasto della carica rivoluzionaria dei suoi albori, e di quell’ideale di democrazia diretta che richiedeva una riforma radicale del nostro assetto costituzionale, e cosa invece si è perso.

In ogni caso, occorre non sottovalutare l’esistenza di una parte consistente di elettori italiani che è attratta dal programma politico e dalle promesse del Movimento 5 Stelle. Il futuro del lavoro, l’ecologia, l’avvicinamento delle istituzioni ai cittadini, sono solo alcuni dei grandi temi in cui il Movimento 5 Stelle ha saputo inserirsi e fornire una risposta, seppur lacunosa e non razionale. Questo però significa che il loro pubblico potrebbe essere sensibile ad altre forze politiche, a patto che sappiano fornire una risposta sensata ai propri problemi.

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2 commenti su “La comunicazione social del Movimento 5 Stelle”

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